1953, studio del Dott. Levinson.
L’arrivo anticipato alla seduta di una coppia genitoriale e del loro bimbo, costrinse un affaccendato Dott. Levinson a far accomodare la triade rapidamente nel proprio studio di psichiatria dimenticando di farne uscire il suo cane Jingles. Da questo fortuito incrocio di eventi si fa partire quella che oggi è definita zooterapia o pet-therapy.
Jingles si avvicinò immediatamente al piccolo paziente affetto da autismo, facendogli grandi feste. Tra i due s’innescò una relazione tanto importante da pensare d’inserire il quadrupede costantemente nel setting terapeutico.
Nel tempo il bimbo proseguì le sedute giocando con Jingles e questo permise al Dott. Levinson d’inserirsi nel gioco e di poter supportare il paziente nell’affrontare le proprie difficoltà in maniera meno diretta, anche grazie alla possibilità di identificazione del bimbo nel suo nuovo amico a quattro zampe. Il cane divenne così co-terapeuta e sostegno per poter parlare più tranquillamente dei disagi o delle difficoltà della patologia in modo meno diretto.
Dai successivi studi che il Dott. Levinson portò avanti sugli effetti da lui osservati in terapia si poté verificare che accudire un animale generava positive conseguenze portando alla diminuzione sia dell’ansia, che della depressione, che in generale dello stress.
Oggi numerose ricerche scientifiche riportate in importanti riviste mediche confermano che il contatto con animali può condurre a molteplici effetti positivi sia in ambito medico (miglioramento cardio-circolatorio; calo dei valori del colesterolo) che in ambito psicologico (minor senso di solitudine, diminuzione della depressione e delle paure; aumento dell’autostima; miglioramento dell’integrazione sociale dei bambini, degli anziani e delle persone con problemi fisici e psicologici).
La combinazione vincente della zooterapia o pet therapy è derivata in parte del poter prendersi cura dell’animale da compagnia, in parte dalla capacità di comunicazione interspecifica più diretta e immediata rispetto alla complessa comunicazione tra esseri umani, il tutto con la possibilità di un contatto fisico e affettivo rassicurante, piacevole per entrambi.
Oggi la zooterapia si può associare alle tradizionali cure e agli interventi socio-sanitari in diversi ambiti, strutture sanitarie e comunitarie. Viene quindi utilizzata come sostegno in più e coadiuvante delle terapie già in atto per migliorare la qualità della vita degli individui.
Come accaduto nel caso del Dott. Levinson, la cooperazione con l’animale aiuta frequentemente a migliorare lo stato emotivo del paziente, e permette anche ai medici e operatori sanitari di entrare in relazione con lui inserendosi nel rapporto tra l’animale e l’individuo. Il rapporto che si genera quindi tra paziente, operatore sanitario e animale migliora la comunicazione e aumenta la partecipazione e l’ingaggio alla terapia.
Laureata in Psicologia Clinica presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Specializzata presso la Scuola di Psicoterapia ad Orientamento Sistemico e Socio-Costruzionista di Milano – Centro Panta Rei, è iscritta all’Albo degli Psicoterapeuti della Lombardia (n. 13131). Abilitata alla valutazione peritale come Consulente Tecnico di Parte (CTP) e Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) presso lo Studio RiPsi, è terapeuta EMDR.
0 comments on ““Mamma, il cane del Sig. Levinson è un dottore?” Le origini della pet-therapy”